Tra esplosioni, demoni e nemici immortali: ecco la nostra recensione di West of Dead!
- Nome completo – West of Dead
- Piattaforme – PS4, Xbox One, Nintendo Switch, Microsoft Windows
- Developer – Upstream Arcade
- Publisher – Raw Fury
- Distribuzione – Digitale
- Data di uscita – 14 Novembre 2019 (anteprima)
- Genere – Twin stick shooter, Roguelite
- Versione testata – Xbox One
West of Dead è un interessante connubio di sperimentazioni tecniche e grafiche: possiamo riconoscere i colori vibranti di Dead Cells, la cruda spietatezza di un roguelike ed un inconfondibile e cavernoso senso artistico proprio di uno stile ricercato che vale sicuramente il prezzo del biglietto – il gotico che si intreccia al western e che strizza l’occhio al sovrannaturale. Dati i presupposti, è facile capire che il titolo di Upstream Arcade rappresenta un ottimo passatempo sia per gli amanti del genere che per i neofiti, grazie alla sua struttura di gioco ed alle meccaniche semplici ma efficaci, con un impatto complessivo sulla giocabilità davvero impressionante, seppure entro certi limiti.
Stessa storia, stessi morti
L’avvolgente e profonda voce narrante di Ron Perlman, guest star di encomiabile spessore, apre il racconto del ranger protagonista del titolo, William Mason, e ne racconta le riflessioni ed i suoi più intimi pensieri. La storia si svolge alla fine del 1800 ed è la perfetta messa in scena di un viaggio di redenzione che va percorso per poter finalmente raggiungere il tanto desiderato riposo eterno. Al centro delle vicende troviamo la polverosa e solitaria cittadina di Purgatory ed un saloon nel quale faremo ritorno ogni qualvolta che il nostro pistolero andrà incontro la morte, scontrandosi contro temibili nemici e pericolosi demoni. William, che si ritroverà con un teschio perennemente avvolto dalle fiamme, sentirà sin da subito che qualcosa nella sua storia è andato storto. Il viaggio verso la scoperta di se stesso e verso il riscatto della morte eterna culmina con l’unico ricordo che sconquassa la sua mente, la presenza di una misteriosa figura dal nome altisonante: il Predicatore. Da qui comincerà la nostra avventura.
Una lotta eterna
Come ogni roguelike (qui presentato come roguelite, variante più semplicistica del capostipite del genere) che si rispetti, West of Dead fa della generazione procedurale dei livelli il suo punto di forza. Ogni scenario sarà ammantato da una fitta ombra che solo man mano si diraderà per mostrarci l’intero dungeon (mai totalmente visibile). Attraverso diversi escamotage come l’accensione di lanterne posizionate ad hoc sarà possibile accecare momentaneamente gli avversari, approfittando di un buon seppur irrisorio margine di vantaggio. Le armi a nostra disposizione saranno poche ma efficaci, e sarà possibile sin da subito equipaggiarsi con un massimo di due pistole e due strumenti speciali. Lungo tutto il tragitto sarà possibile disporre di diversi potenziamenti, che una volta ottenuti non scompariranno con la morte del personaggio – risultando in una facilitazione molto importante per coloro i quali si sentiranno poco avvezzi al genere. Il gioco è calibrato sulle classiche meccaniche di un twin stick shooter, con la possibilità di sparare ai nemici una volta che quest’ultimi risulteranno agganciati da William. La visuale conica e la relativa difficoltà d’ampiezza visiva saranno un buon livello di sfida, al quale andrà aggiunto il fatto che i nemici una volta triggerati ci seguiranno anche nelle altre stanze del dungeon. Questa meccanica permetterà di tirare un sospiro di sollievo nelle fasi più concitate del gioco e in presenza di numerosi nemici, ma è ovvio che questo comporta un notevole abbattimento della difficoltà globale del titolo che una volta appresa e destreggiata potrebbe rendere monotona la fruizione, sicuramente una pecca non trascurabile dell’intera produzione.
Da segnalare è sicuramente la possibilità di intraprendere percorsi secondari che consentono dunque l’inserimento di una certa variabilità difficilmente ravvisabile in questa tipologia di gioco, e il fatto che il sistema di ricarica ci farà capire dopo le prime morti che buttarsi alla cieca risulterà in una continua e frustrante perdita della partita. Il sistema di coperture automatiche nulla potrà contro l’accanimento dei nemici, e più di una volta ci si sentirà costretti a ragionare piuttosto che ad agire, elemento che avvicina quasi il titolo ad un RPG, soprattutto se si tiene in considerazione il fatto che il sistema di puntamento non è così arcade ma sarà anzi molto semplice mancare il bersaglio ed al contempo infliggere critici.
I difetti del titolo vengono a galla proprio dopo qualche ora, quando il sistema di puntamento comincerà a dare i primi segni di cedimento con dei glitch fastidiosi e frustranti che non consentiranno una fruibilità ideale, soprattutto quando i nemici si troveranno costretti in un angolo. La ripetitività è un elemento costante, sia nelle ambientazioni che vengono differenziate poco nell’aspetto più prettamente estetico, sia per il design dei nemici e l’intelligenza artificiale in generale, con inspiegabili freeze di avversari che anziché aggredirci preferiranno guardarci per qualche istante. Le bossfight sono tutt’altro che memorabili, semplificate all’osso e poco ispirate: combattere contro i nemici ordinari sarà, paradossalmente, più emozionante.
Sinfonie demoniache
La realizzazione tecnica è sicuramente il fiore all’occhiello di West of Dead. Tralasciando il già citato Ron Perlman, il titolo ha un comparto sonoro molto curato che sicuramente compie un ottimo lavoro nel restituire al giocatore un’esperienza autentica e perfettamente adatta all’aria western che si respira. Voci cavernose, ritmo ovattato e quel sentore di ferro che agguanta la scenografia e la fa propria. Una colonna sonora spettacolare e sintonizzata perfettamente all’epoca in cui si svolge la vicenda, in pieno Far West, tra orde di demoni e spietati banditi che vorranno vendicarsi del protagonista. La grafica in cel shading rappresenta un equilibrio stilistico che non è mai di troppo e che non è mai percepito come fuori posto. Al contrario, sopraeleva il titolo sopra l’asticella della sufficienza, sicuramente un risultato più che meritato considerati i presupposti tecnici.
Commento finale
West of Dead rappresenta la sintesi perfetta di un gioco destinato ad un pubblico di amanti del genere dei roguelike ma non per questo inaccessibile anche ai neofiti. Un titolo con difetti evidenti e una ridondanza di meccaniche che lasciano l’amaro in bocca ma che restituiscono un’esperienza autentica, godibile e perfettamente adeguata.
VOTO 7.5